Macchie d'Inchiostro

  1. The Outsiders Gone With the Wind.

    AvatarBy Ruri il 22 Sep. 2012
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    CITAZIONE
    Uscendo dal buio del cinema alla luce accecante del sole avevo in mente solo due cose: Paul Newman e un passaggio fino a casa.

    Sono nata nel 1988.
    Molti, purtroppo non tutti, quelli della mia generazione si ricordano del Battello a Vapore. I libri di quella collana venivano (vengono?) pubblicati con una discriminazione abbastanza semplice per fasce d'età: rosso, arancione, giallo, verde.
    Non penso di aver mai letto un Battello a Vapore sotto il range arancione, quindi potrei sbagliarmi sul resto della scala cromatica, abbiate pietà.

    Fatto sta che c'era, c'è ancora, questo libro del Battello a Vapore rosso.
    Ribelli.
    Ci ripenso adesso un po' perché ho un Tumblr, e Tumblr è il male, un po' perché è uscito Brave in Italia e, non si sa bene come, il suo titolo è passato da Brave a Ribelle. Non che ci sia un senso in questa traduzione ma tant'è, mi ha riportato alla mente tutt'altro.

    Ribelli, titolo originale The Outsiders, autrice Susan E. Hinton.
    E' uno di quei libri che ho amato e amo più al mondo. L'avrò riletto qualche decina di volte, tanto da saperne pezzi interi a memoria.
    E' il libro con i nomi più imbarazzanti di cui io abbia memoria. Suvvia, il protagonista si chiama Ponyboy Curtis. E passi per il fratello maggiore Darren, ma l'altro si chiama Sodapop.
    Insomma. Parliamone, coniugi Curtis: eravate quanto meno sadici.
    Non starò qui a fare una recensione del libro, né a raccontarne la trama. Non è davvero questo lo spazio adatto e io le recensioni non le ho mai sapute fare, fatevene una ragione. I riassunti so farli solo dal vivo perché gesticolo un casino (provateci voi a scrivere sulla tastiera gesticolando, voglio proprio vedere cosa ne esce fuori) e devo assolutamente impersonare i vari personaggi di cui parlo.
    Il punto è che Ribelli mi ha fatto conoscere Via col Vento.

    E che c'entra, direte voi.

    C'entra.
    Un po' perché Via col Vento, il libro e non il film, appare in Ribelli. E io prima di questo non avevo idea che esistesse un libro di Via col Vento.
    Un po' perché se ho deciso poi un giorno di vedere quel film è stato anche grazie a Dallas Winston. Il gentiluomo del Sud.
    He died gallant.

    Ribelli mi ha sempre lasciato in lacrime con il cuore spezzato. Per tutti loro, perché i greasers mi si sono scolpiti nel cuore e non sono più usciti. E sono davvero un po' gentiluomini del Sud e la loro battaglia persa in partenza.

    Cito Ribelli da tre quarti della mia vita, quasi ogni giorno della mia vita. Man.
    Io so solo che ne hanno fatto un film nell'83 (che non ho visto) e c'era Tom Cruise.
    Era Steve Randle.
    Questo mi uccide dal ridere.

    I lie to myself all the time. But I neve...

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    Last Post by Ruri il 22 Sep. 2012
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  2. L'incontrovertibile capacità arietica di rifiutare la realtà

    AvatarBy Ruri il 21 Sep. 2012
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    Prima di tutto non capisco perché il mio blog si visualizzi così male così, da un giorno all'altro. Ma visto che non mi va di risolverlo, fotte sega.

    Avete mai provato a ripetere la stessa parola di seguito, per svariati minuti, cambiando giusto l'intonazione con cui la pronunciavate?
    Qualcosa tipo carota carota carota carota carota carota carota carota carota carota carota carota carota carota CAROTA carota carota carota carota carota carota carota.

    Ecco. Fatelo.
    Quella parola perderà di significato. Ad un certo punto non sarete più in grado di definire cosa indicava. Rimarrete privi di associazione e sembrerà suonare persino sbagliata.
    E' il classico modello di pensiero: "Se lo ripeto molte volte smette di avere senso."
    Ed è vero, succede.
    Smette sul serio di avere senso.

    Io lo faccio con la realtà e non con le parole. Questo perché sono dell'Ariete (piccolo inciso necessario: quando dico "Sono dell'Ariete" non mi riferisco solo alla casualità astronomica che mi ha appioppato questo segno zodiacale. So anche che per problemi di equinozi vari non sono neanche nata sotto la costellazione dell'Ariete. Ma di fatto va ad indicare una serie di miei comportamenti che si riflettono bene in tutto l'insieme stereotipato dell'Ariete e quindi mi definisce perfettamente. Non credo negli oroscopi, credo di essere fondamentalmente una rompicazzo orgogliosa testarda che s'infiamma con una facilità devastante. Un Ariete, appunto).
    Abbiamo questa straordinaria capacità, un po' ce l'hanno anche i Leoni: ci mettiamo di buzzo buono davanti ad un qualcosa di reale e ci convinciamo che non esista.
    I Leoni solitamente dicono e basta di farlo.
    Gli Arieti ci credono.
    Per fare un esempio: se rifiuto il caldo smette di fare caldo. A prescindere da cosa segni il termometro.

    E, udite udite, funziona.

    E lo facciamo tutti. In realtà dislocando il pensiero. Come quando, da piccoli, la mamma ci diceva di smettere di pensare alle ginocchia sbucciate e quelle avrebbero smesso di dolere. Sembrava assurdo ma ehi, funzionava. O almeno, con me ha sempre funzionato, poi l'ho semplicemente cambiato in "mi RIFIUTO che tu mi faccia male" e funzionava lo stesso (fidatevi, sono una donna e argino con questo sistema i dolori mestruali. Sarò storta io ma, ehi, finché va. E il mio organismo non risente degli antidolorifici).

    Il problema sostanziale è che io lo applico a tutto, non solo alle mie sensazioni. Quelle posso modificarle, almeno fino ad un certo punto. Sentirò freddo se mi lasciate nuda in Alaska a prescindere da quanto ardentemente io rifiuti la cosa, quindi non provateci per favore.
    Però io, con tutti gli altri Arieti che conosco almeno, davvero utilizzo questo sistema per tutto il resto del mondo. Se lo rifiuto, sparisce. Perché sono fermamente convinta che la mia volontà debba prevalere comunque.
    ...

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    Last Post by Ruri il 21 Sep. 2012
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  3. E poi decapitavano la gente.

    AvatarBy Ruri il 24 Aug. 2012
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    In questi giorni, il prima possibile in realtà,mi darò all'acquisto di DVD.
    The Avengers perché sono una cretina (anche se ancora non una Marvel nerd, e spero di non diventarlo mai: quella casa editrice mi ha già fatto abbastanza male) e Via col vento perché mi sono imbizzarrita. Devo vederli entrambi in lingua originale e possibilmente con i miei genitori perché abbiano una panoramica fedele dello stato mentale della loro adorata figlia minore.

    E questa premessa con il resto del post non c'entra nulla, ma era una notizia che desideravo condividere con il mondo. Adesso divento seria, giuro. *no*

    Al solito mentre faccio le cose più disparate mi vengono pensieri allucinanti che poi cerco di sviluppare in un discorso che appaia sensato, almeno ad un'occhiata superficiale (si, sto scoraggiando l'introspezione. Non chiedetemela in forma scritta: sono sulla tastiera qwerty di un iPhone ora come ora).
    E tutto è nato dal classico detto: "l'abito non fa il monaco".

    Io indosso una divisa. Le divise sono comode. La mia è solo più evidente, ma in realtà indossano tutti una qualche sorta di divisa, perché come mi vesto serve a far capire con un semplice sguardo qualcosa di me. Di solito qualcosa a cui appartengo, che si traduce in un gruppo di cui faccio parte più o meno chiuso: posso essere studente in una data scuola oppure un semplice fan di un genere musicale specifico, posso essere un monaco appunto, o un soldato, o un manager. Mi vesto per rappresentarmi o comunque per dare agli altri l'impressione che io sia parte di qualcosa. Insomma, posso vestirmi da metallara senza esserlo ma perché voglio che la gente mi veda come tale. Questo perché si continua a dare un giudizio all'aspetto esteriore delle persone, in quanto primo contatto che si ha con loro. C'è un motivo d'altro canto se alcuni lavori richiedono la bella presenza.
    Le divise hanno quindi una loro utilità indiscussa e hanno il loro peso: a prescindere dal grado d'importanza e soprattutto rappresentanza della divisa che indosso sono tenuto a mantenere un certo comportamento. Questi oneri possono essere più o meno invasivi appunto, ma ci sono.
    Calcolando pro e contro della cosa, soprattutto i pregiudizi contro i quali tutti ci battiamo e tutti ne siamo pieni, finisco per pensare che le divise abbiamo altri vantaggi. Sono uno scudo, una protezione. Da un lato mostrano, dall'altro definiscono e proteggono. Posso nascondermi dietro la mia divisa perché mi nascondo all'interno del gruppo, più o meno ampio, che la utilizza. Divento uniforme, smetto di spiccare (finché non cambio gruppo, ovvio. In una caserma vedere qualcuno in civile è strano quasi quanto vedere qualcuno in mimetica camminare tranquillo per il corso. Sono fuori contesto e stonano) e questo ha sempre tranquillizzato.
    In un discorso ancora più generale, capisco come sia venuto il commento di una donna occidentale riguardo al burqa. Lei, prov...

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    Last Post by Ruri il 24 Aug. 2012
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  4. 504: Autobahn

    AvatarBy Ruri il 25 July 2012
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    Oh.
    Quanto tempo che non scrivo sul blog.
    D'accordo, è stato uno di quei periodi in cui mi dimentico persino di averlo un blog (tranne per sporadici momenti in cui penso: "Ehi, dovrei scriverlo lì questo!" che poi passano un po' come le onde di marea. Ciao, metafora poetica, mi eri mancata.).

    Ho fatto, visto, provato tanta roba e sapevo che Luglio sarebbe stato così quindi la cosa non mi stupisce particolarmente. Assorbita dalla vita, in qualche modo.
    Ora mi sta risputando fuori e io torno nel mio piccolo centimetro.

    Ho viaggiato, in questo periodo.
    E uno si chiede dove sia la novità, visto che io viaggio di continuo. Viaggio ogni weekend e ho un lavoro che automaticamente m'impedisce di abbracciare un campanile qualsiasi come un polipo. Mi piace viaggiare, a prescindere dal mezzo di trasporto che utilizzo. Mi piace mettermi lì e partire, persino fare la trafila all'imbarco in aeroporto mi piace.
    Questo perché ho un amore folle per gli aerei, per l'idea stessa di volare in sé per sé. Sarà che sono salita su un aereo ben prima d'imparare a camminare. Sarà che amo quella sensazione che si prova ad ogni atterraggio ed ogni decollo, con il corpo schiacciato contro il sedile e le orecchie che si tappano. Amo vedere gli alettoni che si sollevano e poi si ripiegano mentre il motore cambia tonalità ed infine ci si stacca dal terreno o con un tonfo si torna a poggiarcisi sopra, che per un secondo si è in bilico fra cielo e terra con mille possibilità davanti.
    L'unica cosa che mi manca, dell'aereo, è l'impossibilità di controllarlo.
    Un bel sogno, ma pilota non lo sono mai diventata e difficilmente potrò diventarlo adesso: sono troppo vecchia per queste cose (e con un rapporto troppo conflittuale con la matematica. Ciao, numerini, noi non ci siamo mai veramente amati).
    E a me piace, oltre ogni dire, avere il controllo sul mezzo dove appoggio il mio augusto deretano (che ho sotto il culo per essere meno fini).

    A diciotto anni presi la patente.
    Là per là non ne avvertivo il bisogno, in realtà. Essere trasportati era di gran lunga più comodo, figuriamoci. Poi ho provato l'ebrezza, perché di ebrezza si tratta, di essere alla guida. Decidere io dove andare, come, quando, perché.
    Portare la macchina dove volevo io, non me stessa dove voleva la macchina.
    Oltretutto mi piacevano, mi piacciono tutt'ora, le auto. D'accordo, di motori capisco relativamente poco, limitandomi alla manutenzione ordinaria di acqua, olio e altre fesserie del genere. Però sono quei "prodigi della meccanica" che riescono ad affascinarmi.
    E c'era lei, lì, ad aspettare soltanto che io fossi autorizzata davanti a Dio e agli uomini a guidarla.
    La Vecchia Signora.
    La Passat.
    Avevo sedici anni quando cominciai a fare la corte a quella macchina. Doveva essere mia, in un modo o nell'altro. Questo perché non ho mai puntato basso e come riesco a rapportarmi ...

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    Last Post by Ruri il 25 July 2012
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  5. Il Tormento e l'Estasi della Civil War nel locale Xerox.
    Aka come Marvel, cinquecento e Kurumada siano poco gestibili insieme.

    AvatarBy Ruri il 6 June 2012
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    Alcuni servizi di rete non sono momentaneamente disponibili: contattare l'amministratore. La Xerox emette un fischio allegro e comincia a sputare stampe, nello stanzino fra il server e il bagno. Dietro di me in coda almeno altre tre persone, io attendo escano le dieci, venti, cento stampe che hanno mandato; tanto sono sicura che la carta finirà prima.
    Un fischio di disappunto e il messaggio di aprire lo sportello 4 ed inserire le risorse richieste. Forza, ancora qualche pagina.
    Mi appoggio allo schedario e di colpo il motore ingrippa, invece del solito fruscio di carta si sente un roco raschiare e tutto si blocca. Inceppata, come sempre.
    Sportello laterale, sportello anteriore, la solita prassi di leve e pulsanti per estrarre i fogli inceppati, meglio tirar fuori anche il toner e girarlo un po' che sta terminando e il prossimo arriverà solo alla fine del mese. Dovrei usare dei guanti ma non importa, richiudo con un calcetto lo sportello dopo aver tirato fuori le mani sporche d'inchiostro e si ricomincia.

    Ripetere questa trafila fino ad esaurimento, aggiungendo le difficoltà (altrui) con il fronte retro, la carta riciclata messa male e mille altri piccoli particolari di vita quotidiana fra me e la cara Xerox.
    In tutto questo io sono divisa fra quattro anni diversi: il 1500, il 1961, il 2006 ed il presente 2012.
    Mentre mi faccio a passo di marcia il solito percorso la mia mente vaga fra tutti e quattro.
    Michelangelo mi strappa un sorriso, mentre richiamo alla mente l'imponenza del David, e ghigno ricordando lo stile narrativo di Irving Stone, così figlio del suo tempo, con le sue lunghissime metafore quanto meno azzardate fra marmo, scalpello, vita e belle bimbe da portare a letto.

    Sono fuori dalla compagnia, una mano in tasca l'altra a reggere la sigaretta come sempre, e cerco di fare mente locale sulla Civil War. Su quanto faccia male e su quanto a tratti non la capisca visto che mi mancano delle basi non indifferenti. Vado a caso ma è arte.
    Spengo la sigaretta e il registro che mi pesa sotto il braccio mi riporta al presente. Di nuovo su e giù sulle scale per consegnare fogli candidi e ritirare quelli firmati. Vengo assorbita dalla burocrazia (che di espande per soddisfare i bisogni di una burocrazia in espansione) fino al prossimo collegamento mentale assurdo che mi sbatacchierà nuovamente in un altro periodo storico, o nell'ennesima realtà alternativa dove gli apri bottiglie diventano tette (e viceversa), oppure giù all'Inferno per direttissima quando non mi manda nella calda Firenze del 1513.

    Ondeggio fra tutto questo e lo racconto alla Xerox, mentre fischietta sputando fogli da brava fotocopiatrice, visto che è la creatura che più frequento qui dentro. La mia giornata passa con lei: tanto vale che le spieghi come vagolano i miei pensieri. Raccolgo le stampe, sorrido ai marescialli, e riprendo il mio solito tran tran.

    La Xerox s'inceppa ma son già fuori dallo...

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    Last Post by Ruri il 6 June 2012
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  6. De Re Publica

    AvatarBy Ruri il 29 May 2012
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    Il 2 Giugno è la Festa della Repubblica Italiana.
    Dovrebbe, e vorrei sottolineare questo condizionale più volte, ricordare a tutti i cittadini italiani il giorno del famoso referendum in cui si decise per la forma di governo repubblicana.

    In realtà temo, tristemente, che il 2 Giugno sia stato relegato a misero giorno "rosso" del calendario: uno di quelli che tutti sperano cada di giovedì o di martedì per fare ponte, perché a quello servono le festività nazionali. Al massimo, con un buono sforzo, si può decidere ad un certo punto di accendere la televisione e godersi parte della parata militare.
    O anche solo le Frecce Tricolori.

    Quest'anno neanche quello: quest'anno la vogliamo abolire questa benedetta parata.

    "Costa troppo!" si è urlato prima.
    "Siamo in lutto!" si è urlato poi.

    Adesso dico la mia.
    E lo premetto: sarà un giudizio falsato perché io sono in una condizione particolare rispetto alla maggior parte dei (cosiddetti) cittadini Italiani. Io ho giurato fedeltà alla Repubblica e l'ho fatto credendoci, il che mi rende una pecora nera in questa Penisola: una Patriota.
    Sarò breve sull'argomento perché ritengo l'eliminazione dei festeggiamenti per il 2 Giugno un errore madornale.
    Guardiamoci un poco intorno, con meno demagogia e più senso pratico: quanto potrà mai venir a costare allo stato una parata all'anno? Non è la parata del 2 Giugno ad affossare le casse statali (ho letto sul notoriamente affidabilissimo Facebook (questa è ironia) cifre come 10 milioni di euro. Mi fanno ridere. Per il bilancio di uno Stato 10 milioni di euro sono bruscolini, persino per uno Stato come il nostro. Alcune vincite del Superenalotto sono state più alte), figuriamoci. Neanche ne facessero una ogni sabato!
    Ora, io non ho la più pallida idea di quanto venga realmente a costare la Parata del 2 Giugno: non mi è mai interessato. Se proprio devo gnaulare contro lo Stato perché sperpera i soldi delle tasse che pago non lo faccio attaccando un festeggiamento nazionale, quale che sia: attaccherei gli sprechi delle istituzioni, quei soldi che finiscono nel gabinetto o in tasche sospette ogni singolo giorno dell'anno; gli appalti truccati; le pensioni rubate e via dicendo. Non farò qui una lista perché non è questo lo scopo del post, ma mi pare abbastanza chiaro che non andrei a puntare il dito né sulla Parata né sul Concerto del Primo Maggio.

    C'è un motivo comunque, fondamentale, per il quale ritengo quanto meno sciocco desiderare l'eliminazione della parata.

    I Festeggiamenti per il 2 Giugno sono un simbolo.
    Sono una memoria della nostra Nazione, richiamano a quella che è la Nostra storia. Dovremmo esserne orgogliosi, eppure non lo siamo. Grazie al cazzo, siamo mai stati patrioti noi italiani? Se neanche nel Risorgimento lo siamo stati del tutto!
    Adesso, a 150 anni di distanza dall'Unità d'Italia, noi italiani siam...

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    Last Post by Ruri il 29 May 2012
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  7. 42'' di Malvagità.

    AvatarBy Ruri il 8 May 2012
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    Ahahahahahah.

    Non so il perché di questa risata ad inizio post ma stavo ridendo e ho deciso di notificarvelo.

    I 42'' di Malvagità sono quelli della televisione dei miei, che ha un impianto Home Theater di tutto rispetto. Magnifica per vederci un bel film, se solo la utilizzassi. Di fatto la tv io non la vedo praticamente mai, tranne quando sto cucinando da sola e allora l'accendo per il puro gusto di vedermi il tg o semplicemente avere del rumore di compagnia.
    La malvagia scatola io la vedo ben poco dunque, ma la sento tantissimo.
    Perché c'è l'impianto Home Theater.
    Perché l'ascolto anche senza volerlo fare.
    Perché il salone è vicino e la vedono i miei.

    Cosa comporta tutto questo?
    Che, volente o nolente, ogni tanto mi arrivano degl'input sonori dall'altra stanza che sono solitamente del tutto fuori contesto rispetto a quello che sto facendo in camera mia.
    E mi portano ad avere reazioni di risate isteriche, o ad alzarmi e andare a controllare se i miei sono ancora vivi e in salute.

    Qualche esempio.
    Ci sono delle voci e dei film che io riconosco in tempo zero, ma che non mi aspetto che i miei guardino.

    Dogma è uno di quei film (chiunque non l'abbia visto lo veda, ricordandosi che Dio ha un gran senso dell'umorismo: basti pensare agli ornitorinchi) del tutto estranei alle corde dei miei genitori, ma che si sono visti.
    Io quella sera corsi in salone sbraitando qualcosa del tipo: "Vi state guardando Dogma?!"
    E loro: "Ah! Perché si chiama così?"
    *il tutto mentre Loki pontificava sullo scarso carisma da Collera dell'Onnipotente di una semplice pistola*

    Reazione simile mi è stata prodotta da Ritorno al Futuro.
    Perché dovete sapere che mio padre ama solo film di "sberle", come ama definirli, e mia madre in generale si addormenta ai titoli di testa di qualsiasi cosa. Quindi vederli svegli a godersi Ritorno al Futuro o Scuola di Polizia in generale mi fa drizzare le orecchie.

    A parte questo, che è una mia reazione idiota all'idea che possano amare qualcosa che amo anch'io (di solito non accade, ecco perché mi stupisco), da quel malvagio salone escono rumori ben più preoccupanti.

    Ieri sera era un documentario/nonsocomealtrodefinirlo sulla sessualità femminile. Ho passato la serata a sentir declamare la spiegazione scientifica del punto G, aggiungendo che alcune donne possono arrivare all'orgasmo solo accarezzandole i piedi.
    Giacché i miei genitori han due figli per cranio pensavo che tutta sta roba l'avessero già passata e invece no.

    Ogni tanto ho il piacere di sentire la voce di Angela Padre e Angela Figlio (Piero e Alberto, come li chiamo amichevolmente) e allora sono sicura che se non è Super Quark dev'essere parente stretto.

    Aggiungiamo a questo crogiuolo urla varie ed eventuali, spari, Carosello, Audrey Hepburn e a...

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    Last Post by Ruri il 8 May 2012
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  8. I CHECK!

    AvatarBy Ruri il 7 May 2012
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    C'era una volta, non molto tempo fa, una ragazza che stava passando la serata a cazzeggiare felicemente su internet.
    La ragazza in questione era sbracata sulla sua scrivania, con il laptop acceso davanti e Busindre Reel in sottofondo da praticamente mezza giornata. Ebbene sì, ogni tanto va in loop con le canzoni.
    Ma questa è un'altra storia.
    La scrivania suddetta è ingombra di cose. Sopra e sotto.
    Un'amatissima scrivania Ikea, della quale ho cercato immagine esplicativa senza trovarla, con un piano di vetro e degli scomparti, sotto.

    *crea l'immagine esplicativa*

    *vetro*-----------------------------------------------
    *vuoto*
    *legno*_______________________________



    Ieri sera, appunto, un allegro animaletto ha avuto la fantastica idea d'incastrarsi nella zona "vuota". Vuota per modo di dire, ci sono disegni, retini, una spillatrice, un boato di roba là sotto. Insomma, si era comunque incastrato lì.
    E la mia mano non ci arriva, molto semplicemente, un po' per la roba che c'è un po' per il fatto che ho delle articolazioni.
    Così ero rimasta a guardare impotente lo svolazzar senza risultato di una specie di zanzara gigante sotto vetro.
    Questa è la sua storia.
    La storia della zanzara Tobia.

    Prima cosa: non è una zanzara.
    Mi è stato detto, solo non saprei come altro chiamarla. Avete presente quegli zanzaroni innocui che ogni tanto s'incontrano? Uno di quelli.
    Fatto sta che s'era incastrata là sotto. Io volevo aiutarla ad uscire, ma appunto non ci arrivavo fisicamente a prenderla.
    Per fortuna dopo un po' è riuscita a svolazzarsene fuori per conto suo. Andandosi a spiaccicare contro la mia lampada da tavolo e rotolando sopra la scrivania.
    L'ho guardata riprendersi e cominciare a girare fra filtri e cartine, prima che decidesse di spiccare nuovamente il volo.
    E andarsi a schiantare contro il mio calendario del 2011 (che continua a rappresentare una Kitsune con come definizione "Cerbero". Lo tengo per questo: mi fa molto ridere).

    A quel punto avevo constatato che il sistema di volo di quella zanzara non è che funzionasse così bene.
    E' scomparsa per un po' di tempo, prima di ricomparire.
    Sempre nella lampada da tavolo.
    E' stato a quel punto che l'ho chiamata Tobia, più o meno. Perché è il primo nome che mi è venuto in mente, non per altro.
    Di fatto il suo GPS aveva dei seri problemi.
    Perché dopo neanche dieci minuti la rividi incastrata nella scrivania e allora, amore mio, si vede che sei torda. Lo sai che da lì non esci facile, lo sai. Che poi passi il tempo a decollare e prendere a craniate il vetro.
    A sto giro però è stata più fortunata: era in un punto che potevo raggiungere con la mano, quindi l'ho delicatamente presa e fatta uscire.
    Con un ronzio di sollievo è ripartita alla conquista dei cieli blu. Già la vedevo volare libera e felice per il mond...

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    Last Post by Ruri il 7 May 2012
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  9. Il Dovere all'Obbedienza

    AvatarBy Ruri il 24 April 2012
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    Io prendo ordini ogni santo giorno.

    Ogni
    Santo
    Giorno.



    E sto muta e rassegnata perché così dev'essere, perché sono ordini che devo eseguire e certo non contestare, perché è il mio lavoro eseguire gli ordini d'altro canto.
    Mi sta anche bene.
    Viva la scala gerarchica!

    Non mi sta bene fuori dall'ambito lavorativo.
    Fuori io non prendo ordini da nessuno.
    Nessuno.
    Io spero sempre che questo sia chiaro, ma a quanto pare continuo ad essere una povera scema.

    Last Post by Ruri il 24 April 2012
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  10. Zio Paperone e l'invidia.

    AvatarBy Ruri il 21 April 2012
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    Sono cresciuta a pane e fumetti.
    Fumetti Disney noti a tutti: il caro vecchio Topolino e tutte le pubblicazioni relative. Personalmente ho sempre preferito gli abitanti di Paperopoli a quelli di Topolinia; trovo la famiglia dei Paperi molto più divertente.

    Di fatto comunque la Disney grazie a Topolino&Co. mi ha insegnato più di quanto pensassi e alcune storie mi sono rimaste profondamente impresse. Dalle parodie dei grandi classici (come posso dimenticare Paperino Paperzukoff di Guerra e Pace, o Brigitta Merendolina? Arrivano gl'Inglesi! ho urlato anch'io con Paperino nel Revival dell'Indipendenza) alle storie più semplici.
    Alcune, appunto, le ricordo molto bene. Di altre ricordo solo dei punti salienti, come in quella storia dove uno Zio Paperone afflitto dalle tarme mangiatrici di dollari esclamava: "Sono il mio cruccio!" e io al tempo non sapevo cosa volesse dire la parola cruccio. In un altra storia il Sindaco di Paperopoli si ritrovava afflitto da un gravissimo problema: l'evasione fiscale.
    Si risolveva di chiedere al magnate per eccellenza un metodo per risolvere la spinosa situazione e Paperon de' Paperoni se ne usciva con un'idea geniale: non chiedere più ai diretti interessati l'ammontare dei loro possedimenti, bensì rivolgersi ai loro vicini. Una denuncia reciproca di ciò che l'altro possiede e io no.

    Allora mi fece solo ridere, ma se lo ricordo ancora oggi è perché si tratta di una denuncia terribile a quel male che affligge un po' tutti prima o dopo: l'invidia.
    Lo noto, molto spesso, attorno a me. Questo continuo guardare, di sottecchi, ciò che gli altri fanno, ciò che gli altri hanno. In termini di libertà, di possedimenti nudi e crudi, di capacità.
    Non dico di non essere invidiosa: certo che lo sono.
    Eppure mi irrito quando mi accorgo di come attorno a me non si riesca a vedere altro che quel che manca e mai quel che si ha.
    Ogni tanto sarebbe sufficiente focalizzare la propria attenzione sul nostro orticello e forse ci si renderebbe conto che non siamo poi così poveri come sembra.
    Basterebbe limitarsi a guardare quel che possiamo fare noi per non dover invidiare la libertà altrui.
    Eppure siamo un popolo d'invidiosi.
    Siamo un popolo di delatori. E nel mio piccolo ambiente lavorativo me ne accorgo molto spesso.
    Siamo fin troppo pronti ad essere giudice, giuria e boia di tutti quelli che ci circondano, sempre pronti a bisbigliare riguardo ad ogni loro minimo comportamento. Perché ha fatto questo, perché ha avuto quello, perché lui sì... ed io no.

    Ed oggi in macchina ascolto proprio una Pubblicità Progresso riguardo l'evasione fiscale. Stato Italiano, prendi esempio da Zio Paperone.
    Anni fa ti aveva già indicato la soluzione a tutti i tuoi problemi.
    Ed in più -magari- dopo esserne stata colpita di rimbalzo, la gente la pianterebbe con la stupida convinzione che l'erba del vicino è sem...

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    Last Post by Ruri il 21 April 2012
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