C'era una volta, non molto tempo fa, una ragazza che stava passando la serata a cazzeggiare felicemente su internet.
La ragazza in questione era sbracata sulla sua scrivania, con il laptop acceso davanti e Busindre Reel in sottofondo da praticamente mezza giornata. Ebbene sì, ogni tanto va in loop con le canzoni.
Ma questa è un'altra storia.
La scrivania suddetta è ingombra di cose. Sopra e sotto.
Un'amatissima scrivania Ikea, della quale ho cercato immagine esplicativa senza trovarla, con un piano di vetro e degli scomparti, sotto.
*crea l'immagine esplicativa*
*vetro*-----------------------------------------------
*vuoto*
*legno*_______________________________
Ieri sera, appunto, un allegro animaletto ha avuto la fantastica idea d'incastrarsi nella zona "vuota". Vuota per modo di dire, ci sono disegni, retini, una spillatrice, un boato di roba là sotto. Insomma, si era comunque incastrato lì.
E la mia mano non ci arriva, molto semplicemente, un po' per la roba che c'è un po' per il fatto che ho delle articolazioni.
Così ero rimasta a guardare impotente lo svolazzar senza risultato di una specie di zanzara gigante sotto vetro.
Questa è la sua storia.
La storia della zanzara Tobia.
Prima cosa: non è una zanzara.
Mi è stato detto, solo non saprei come altro chiamarla. Avete presente quegli zanzaroni innocui che ogni tanto s'incontrano? Uno di quelli.
Fatto sta che s'era incastrata là sotto. Io volevo aiutarla ad uscire, ma appunto non ci arrivavo fisicamente a prenderla.
Per fortuna dopo un po' è riuscita a svolazzarsene fuori per conto suo. Andandosi a spiaccicare contro la mia lampada da tavolo e rotolando sopra la scrivania.
L'ho guardata riprendersi e cominciare a girare fra filtri e cartine, prima che decidesse di spiccare nuovamente il volo.
E andarsi a schiantare contro il mio calendario del 2011 (che continua a rappresentare una Kitsune con come definizione "Cerbero". Lo tengo per questo: mi fa molto ridere).
A quel punto avevo constatato che il sistema di volo di quella zanzara non è che funzionasse così bene.
E' scomparsa per un po' di tempo, prima di ricomparire.
Sempre nella lampada da tavolo.
E' stato a quel punto che l'ho chiamata Tobia, più o meno. Perché è il primo nome che mi è venuto in mente, non per altro.
Di fatto il suo GPS aveva dei seri problemi.
Perché dopo neanche dieci minuti la rividi incastrata nella scrivania e allora, amore mio, si vede che sei torda. Lo sai che da lì non esci facile, lo sai. Che poi passi il tempo a decollare e prendere a craniate il vetro.
A sto giro però è stata più fortunata: era in un punto che potevo raggiungere con la mano, quindi l'ho delicatamente presa e fatta uscire.
Con un ronzio di sollievo è ripartita alla conquista dei cieli blu. Già la vedevo volare libera e felice per il mond...
Read the whole post...