Macchie d'Inchiostro

  1. Demone e Dio
    La Sfida dei Quattro - Estate

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    La Sfida dei Quattro
    By Ruri il 23 Oct. 2010
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    Piccola menzione con questo racconto. Malgrado anche gli altri abbiano ricevuto degli apprezzamenti, questo è stato il primo a vincere. Ebbene sì, una piccola vittoria me la sono guadagnata anch'io.

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    Non è un sonno senza sogni il tuo.
    Ma quanti di questi sogni sono ricordi, non sei in grado di dirlo. Non sei in grado neanche più di dire chi, o cosa, sei.

    Ma quello che eri… sì, quello lo ricordi.

    Avanzavi senza paura, non perché il tuo coraggio fosse maggiore degli altri ma per il semplice motivo che certe emozioni tu non le hai mai provate. Non erano necessarie alla missione.
    Ciò che è inutile non merita che l’eliminazione. Totale e assoluta. Un po’ come te.

    L’amore, quello lo provavi. Come potevi non farlo?
    Amare troppo è come odiare ad un certo punto. Amavi così tanto questo universo da desiderare, inconsciamente, di distruggerlo. Per questo hai lasciato che tutto terminasse così, in una fine che non è fine ma solo un limbo dorato.

    Ansimi nel flusso di ricordi, Dio?
    Persino tu hai cose che preferiresti non vedere, non ricordare?
    Non puoi provare paura, ma disgusto sì.
    Un completo inafferrabile orrore per quello che sei diventato. Li vedi ancora ogni tanto. Lo so, sono io che te li mostro.

    Quei visi adoranti, ricolmi di speranza…
    Le labbra morbide che ti baciavano le mani, in completa sottomissione.
    Dio!
    Dio ti chiamano, Dio sei diventato alla fine? O non sei che un demone come tanti altri, un misero vampiro che fiaccamente sopravvive succhiando in maniera disgustosa vite e ricordi altrui?

    Ah, cos’è questa?
    Rabbia nei miei confronti?
    Suvvia, non dovresti lasciare che la rabbia prenda il controllo di te. Non essere cieco, Dio. Anche se preferiresti non vedere tu devi farlo. Perché è il tuo compito, nulla più.
    Guarda la follia che hai istigato nella mente dei tuoi figli; guarda tutto ciò che hai costruito andare lentamente in pezzi; guarda come nel tuo nome si compiono le più efferate atrocità.
    Non puoi permetterti il lusso di essere cieco. Hai scelto di diventare un Dio e questo è ciò che hai ottenuto. Anche se alla fine il tentativo di scappare c’è stato, ammettilo almeno a te stesso.
    Volevi la morte, hai tentato di ottenerla. Sapevi anche quanto fosse necessaria per il giusto sviluppo della tua missione. Dovevi morire. Per mostrar loro la strada per il paradiso la tua morte era necessaria. Morire e basta.
    E non sei morto.
    Poi dicono che sono io quello con un malato senso dell’umorismo.
    Hai avuto PAURA!

    Sì, paura!
    Paura della morte, paura che ti DIMENTICASSERO. Paura dell’oblio più di ogni altra cosa al mondo! Volevi tenerli legati a te, ancora e ancora. Schiavi!
    Li amavi tutti e li hai resi schiavi di un cadavere.

    Allora sei davvero Dio? O sei un demone?

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    Last Post by Ruri il 23 Oct. 2010
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  2. Bellum Omnium
    La Sfida dei Quattro - Giugno

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    La Sfida dei Quattro
    By Ruri il 23 Oct. 2010
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    Kriemhild Hollenfeuer ha i capelli rossi e solo ventisette anni.
    Impugna una pistola lanciafiamme.

    Chatal è un semplice villaggio su un Pianeta Rurale, neanche rifornito di energia elettrica. Le case sono chiare, accatastate l’una sull’altra in una pianta irregolare. Al centro di ogni casa c’è un piccolo fossato e un semplice altare. Sopra, la riproduzione di una stilizzata testa di toro.

    Quando Eloi Grasnik é sceso per la prima volta su Ratolia, mondo rurale, ha avuto uno spontaneo moto di pietà. La vecchiaia influenza le sue decisioni, annebbia il suo discernimento, la semplice capacità visiva ne risulta ridotta. Eloi ora vede uomini, donne, bambini.
    Kriemhild è giovane.
    Lei vede ancora solo eretici.

    La donna afferra il polso dell’Accolita, appoggia senza paura la fronte contro la canna della pistola. Non teme particolarmente la morte, ha smesso di temerla molti anni fa. E’ parte del ciclo vitale, lo sa bene. Sa che le due persone comparse dal nulla nella sua casa, nel suo mondo, non sono dei salvatori. Fanno finta di esserlo, fanno finta persino di essere umani. Ma non lo sono più da molto tempo. E’ il motivo per cui non ha paura che la uccidano. Sa che lo faranno.
    Un nome, un’immagine, sono davvero tanto importanti?
    Non lo capisce. Le persone davanti a lei sanno leggere, scrivere. Conoscono molte cose, lei invece sa solamente il periodo migliore in cui seminare, come aiutare una vacca, o un’altra donna, a sgravarsi, ed altre simili quisquilie.

    “Abbassa l’arma, Kriemhild.”
    La voce di Eloi è sicura nonostante l’età. Esprime la profonda convinzione in quello che sta facendo, non ammette repliche. Nella grotta l’illuminazione è fioca, solo alcune torce primitive che formano strani ricami d’ombra sui dipinti che decorano le pareti appena sbozzate dalla mano umana. Kriemhild sembra incoronata di fiamme in quella luce.
    Non abbassa la pistola.
    “Ucciderai donne e bambini?” urla Eloi, Inquisitore dell’Ordo Hereticus. Vecchio, troppo vecchio pensa Kriemhild. Un po’ le dispiace.
    Ma deve compiere il suo dovere. Non sono esseri umani quelli che ha davanti, la donna che le tiene il braccio è solo un essere grottesco e ripugnante, l’esempio di come l’Imperium sia ancora dannatamente fragile.
    Preme il grilletto, allontanandosi di un passo dal corpo di quel mostro che prende fuoco. Mostro eretico, mostro impuro, finalmente redento.
    Eloi scatta in avanti, afferrandole i polsi per cercare di disarmarla. Pazzia, pensa Kriemhild. Il vecchio è impazzito, dopo tutti questi anni persino lui si è trovato a cedere. Preme di nuovo il grilletto e anche Eloi Grasnik, Inquisitore dell’Ordo Hereticus, svanisce in un fiotto di prometheum.
    Due corpi ardono a terra. Due eretici.
    Non sono ancora abbastanza, la grotta è ricolma di quegli orrori e Kriemhild sa perfettamente cosa deve fare, malgrado reprima un moto di disgusto causato dalla vicinanza con quelle creature.

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    Last Post by Ruri il 23 Oct. 2010
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  3. Rhana Dandra
    La Sfida dei Quattro - Febbraio

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    La Sfida dei Quattro
    By Ruri il 23 Oct. 2010
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    All’inizio non succede niente.

    Lui rimane là, tranquillo. Il corpo esanime dell’Ultimo ancora stretto fra le braccia, come se avesse ancora importanza.
    Non ne ha, ma è qualcosa a cui aggrapparsi.
    Aspetta. E’ paziente, lui e tutti gli altri hanno atteso per migliaia di anni.
    Ora è più difficile farlo.
    Non aveva aspettative prima. Forse solo qualche speranza.
    Vaga, filiforme, inconsistente speranza.
    Andare avanti vivendo nel modo meno difficile, cercando di fare quanto possibile, con la pressante sensazione d’impotenza che cresceva indisturbata nel suo animo.
    Si concede un sospiro, rassegnato.
    E, finalmente, piange.

    “L’Ultima l’hai salvata.”
    Arriva in silenzio, parla con voce che é solo un sommesso ronzio.
    Lui neanche si volta a guardarlo, non vuole. Immagina quanto terribile possa essere.
    “Per ognuna che gli strappavo, altri cento venivano irrimediabilmente dannati.” sibila in risposta, infastidito.
    “Ma lei era l’unica che contasse. Era...l’Ultima.”
    “Ognuno di loro era importante.”
    “Ognuno di loro è in me.”
    Non vuole più continuare questo stancante dialogo. Quindi si volta, ad osservare colui che avevano aspettato per anni.
    Che aspettative si hanno sulla Morte?
    Falce, abiti neri? Il vestito di un giullare irriverente?
    Lui è più di questo.
    “Fratello... non cercare di capire. Per quanto simili, io e te, questo non potresti raggiungerlo. Hai atteso a lungo che io arrivassi a compimento. Mi hai protetto, e hai salvato chi potevi. Ora...”
    La voce si abbassa, e un sorriso sembra distendersi su un volto privo di lineamenti.
    “Ora devi abbandonare la tua mascherata. E’ finita. Fatti da parte.”
    “Finita dici? O é solo un inizio?”
    Ha mille volti e nessuno. E ride, allegro.
    “E’ solo la fine.”
    Alza un braccio, sottile, cercando di comprendere con quel movimento il luogo baluginante che li accoglie. Una vecchia città in rovina, che s’incastra perfettamente fra la realtà e l’Immaterium.
    Guglie crollate, ricordi perduti, un solo cadavere.
    “Questo, collasserà. Le stelle si estingueranno ad un mio cenno, i vecchi paradisi saranno infranti e finalmente purificati. Si chiuderà. L’Occhio, finalmente, smetterà di spiare malevolo in questa galassia.”
    Cegorach si alza, abbandonando il cadavere del Solitario.
    Affronta il fratello appena nato, eppure ricolmo di anime antiche.
    “E’ questo che intendi portare? Distruzione?”
    Ynnead sorride di nuovo, annuendo.
    “Io porterò la Caduta. Era questa la profezia, ed è per questo che io sono venuto al mondo.”
    “Sconfiggere la Nemesi, questo è il tuo compito.”
    Cegorach é attonito. Milioni, miliardi di anime racchiuse in un solo corpo e...
    Il sorriso del Dio neonato si allarga, mentre asciuga con un cenno della mano le lacrime sul volto del fratello.
    “Sconfiggere la Nemesi. Si. Ma soprattutto...”
    Di nuovo sorride. E sussurra.
    “Rhana Dandra.”
    Last Post by Ruri il 23 Oct. 2010
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  4. Lux Aeterna
    La Sfida dei Quattro - Gennaio

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    By Ruri il 23 Oct. 2010
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    Ripete senza capire una sola parola.
    Seduto composto su un vecchio sedile, le mani deformate dall’artrite inermi in grembo. Tiene la testa appena chinata da un lato, mentre ripete.
    Ancora. Ancora.
    Ogni giorno, parole non sue, che ripete. Lo sguardo cieco fisso su visi sempre diversi.
    I servitori assegnatogli brontolano ogni sera e ogni mattina, quando devono spostarlo dal seggio per svestirlo. Sempre gli stessi abiti, verdi. Perfettamente stirati.
    Quello lo pretende.
    Poco più di una macchina, molto meno di un uomo sicuramente.

    Ti ricordi di me?

    Invia messaggi che non comprende e non vuole comprendere, lasciando che una piccola porzione della sua mente vaghi alla ricerca di qualcosa.
    Non sa bene cosa cerca, solo un gioco con sé stesso nato molti anni prima. Ormai è un’abitudine, da quel che gl’importa l’ha sempre fatto.
    Il vecchio va in cerca di ricordi.
    Che non trova, sa di non poter trovare. Li cerca ugualmente, a volte si concede persino la fantasia d’inventarli. Visi, nomi, luoghi, sensazioni.
    Ogni ricordo inventato è poi fonte di un grande sforzo per non farlo cadere nell’oblio. Ricordi di ricordi di ricordi.

    Ti ricordi di me?

    Uno in particolare è il suo prediletto.
    Ci si rifugia quando i messaggi che trasmette hanno un’aura eccessiva di pericolo o importanza. La figura di una donna, braccia candide. Seno di madre. Ma non riesce mai a ricordarne il viso con abbastanza certezza, e ogni volta deve rinunciare.
    Lasciare che la sua mente torni ad estrapolare una via più o meno sicura nell’universo, per riuscire a trasmettere il suo messaggio. Come dita che dipanano una trama d’infiniti colori, di cui ha scordato anche i nomi, fino ad arrivare dove è necessario.
    Poi torna indietro, e quando accade lo accoglie sempre la stessa immagine.
    L’ultima.
    L’unica che non ha dimenticato.
    Lui.

    Ti ricordi di me?

    Quella domanda. Sempre la stessa. Non si ricorda.
    Non riesce. Non sa di cosa o chi si debba ricordare.
    Non ha più nulla.
    Non ha occhi, non ha corpo, la sua mente ha un solo scopo.
    E presto neanche quello.
    Non ricorda.
    Finché, alla fine, la vede. Un giorno qualsiasi, di un mese qualsiasi in un anno imperiale qualsiasi. Settant’anni dopo aver veduto, fra i pochi, l’Imperatore dell’Umanità. Per poi non vedere più nulla.
    La vede.
    Luce.

    Ti ricordi di me...

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    Last Post by Ruri il 23 Oct. 2010
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  5. Dulce et decorum est pro patria mori.
    La Sfida dei Quattro - Dicembre

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    La Sfida dei Quattro
    By Ruri il 23 Oct. 2010
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    Sul forum GW Tilea sono stati indetti dei contest di micro-narrazione mensili: La Sfida dei Quattro appunto. Questi sono i vari racconti che io ho proposto per i mesi che il contest ha perdurato.

    L'ambientazione dei miei racconti è sempre quella del famoso wargame Warhammer 40000, il che potrebbe renderli particolarmente ostici a chi, quest'ambientazione, non la conosce minimamente. Wikipedia sa comunque, Wikipedia conosce. Per qualsiasi dubbio basta cercare là, sempre che ne abbiate voglia. Altrimenti penso che siano fruibili anche senza conoscere niente del mondo ove si svolgono.

    Sono brevi: il limite era di 3000 battute spazi inclusi. E ognuno aveva la sua traccia da seguire. Partenza!

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    Il vecchio batte il bastone sul pavimento, celando la sua irritazione.
    Alza lo sguardo verso un cielo sempre diverso e sempre pieno di stelle, eppure ormai sono anni che quello spettacolo maestoso non gli procura alcun tormento.
    Non incute timore la luce di stelle morte centinaia di anni prima. Non risvegliano devozione od amore. Se ne stanno lì e rilucono appena, quasi irridendo gli sforzi di quegli occhi stanchi che devono socchiudersi per scorgere qualcosa nella nebbia perenne attorno a lui.
    “Sei diventato vecchio.”
    “Sei diventato irriverente.”
    Lo scambio di battute non sembra turbare nessuno dei due.
    Il giovane sorride, come sempre sorride, mentre si avvicina all’anziano. Gli poggia con deferenza ed un pizzico di superbia la mano sulla spalla.
    L’altro lo lascia fare. Ormai c’è tanto poco da fare.
    Tanto vale che si tolga la soddisfazione.
    “Non potevo prevederlo.”
    C’è un singhiozzo trattenuto nella voce del vecchio. Il giovane scuote la testa, alzando a sua volta il viso sorridente verso il manto stellato.
    “Non sei riuscito a prevederlo, perché nessuno avrebbe potuto. E’ la tua colpa, è anche la nostra. Eppure non saremo dannati.”
    “Perché moriremo. Solo per questo.”
    Il battito pesante del bastone fa sobbalzare il giovane. Sa che non è ira quella che anima il fisico gracile del vecchio. Non sarebbe stato auspicabile.
    Il giovane riporta lo sguardo su di lui, perdendosi ad osservare quelle vesti blu dai ricami dorati, simbolo di un potere immenso.
    E di una colpa, immensa.
    “Quando?” chiede all’improvviso, ormai da tempo si è persa ogni formalità fra i due.
    “Presto.”
    “Tornerà dunque... a salvare tutti quelli che l’hanno cacciato.”
    La velatura ironica non sfugge al vecchio, che per un istante vorrebbe voltarsi e rispondere velenosamente a quel giovane che comincia a prendersi troppe libertà.
    Poi desiste. Non può, semplicemente.
    “Non può fare altrimenti. Questa è la sua patria, nel bene e nel male. E noi resisteremo fino al suo ritorno.”
    “Ne parli come se lo sapessi.”
    “Lo so.”
    Il giovane toglie finalmente la mano, sorridendo.
    “Noi non saremo qui per allora. Saremo già lontani.”

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    Last Post by Ruri il 23 Oct. 2010
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