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All’inizio non succede niente.
Lui rimane là, tranquillo. Il corpo esanime dell’Ultimo ancora stretto fra le braccia, come se avesse ancora importanza.
Non ne ha, ma è qualcosa a cui aggrapparsi.
Aspetta. E’ paziente, lui e tutti gli altri hanno atteso per migliaia di anni.
Ora è più difficile farlo.
Non aveva aspettative prima. Forse solo qualche speranza.
Vaga, filiforme, inconsistente speranza.
Andare avanti vivendo nel modo meno difficile, cercando di fare quanto possibile, con la pressante sensazione d’impotenza che cresceva indisturbata nel suo animo.
Si concede un sospiro, rassegnato.
E, finalmente, piange.
“L’Ultima l’hai salvata.”
Arriva in silenzio, parla con voce che é solo un sommesso ronzio.
Lui neanche si volta a guardarlo, non vuole. Immagina quanto terribile possa essere.
“Per ognuna che gli strappavo, altri cento venivano irrimediabilmente dannati.” sibila in risposta, infastidito.
“Ma lei era l’unica che contasse. Era...l’Ultima.”
“Ognuno di loro era importante.”
“Ognuno di loro è in me.”
Non vuole più continuare questo stancante dialogo. Quindi si volta, ad osservare colui che avevano aspettato per anni.
Che aspettative si hanno sulla Morte?
Falce, abiti neri? Il vestito di un giullare irriverente?
Lui è più di questo.
“Fratello... non cercare di capire. Per quanto simili, io e te, questo non potresti raggiungerlo. Hai atteso a lungo che io arrivassi a compimento. Mi hai protetto, e hai salvato chi potevi. Ora...”
La voce si abbassa, e un sorriso sembra distendersi su un volto privo di lineamenti.
“Ora devi abbandonare la tua mascherata. E’ finita. Fatti da parte.”
“Finita dici? O é solo un inizio?”
Ha mille volti e nessuno. E ride, allegro.
“E’ solo la fine.”
Alza un braccio, sottile, cercando di comprendere con quel movimento il luogo baluginante che li accoglie. Una vecchia città in rovina, che s’incastra perfettamente fra la realtà e l’Immaterium.
Guglie crollate, ricordi perduti, un solo cadavere.
“Questo, collasserà. Le stelle si estingueranno ad un mio cenno, i vecchi paradisi saranno infranti e finalmente purificati. Si chiuderà. L’Occhio, finalmente, smetterà di spiare malevolo in questa galassia.”
Cegorach si alza, abbandonando il cadavere del Solitario.
Affronta il fratello appena nato, eppure ricolmo di anime antiche.
“E’ questo che intendi portare? Distruzione?”
Ynnead sorride di nuovo, annuendo.
“Io porterò la Caduta. Era questa la profezia, ed è per questo che io sono venuto al mondo.”
“Sconfiggere la Nemesi, questo è il tuo compito.”
Cegorach é attonito. Milioni, miliardi di anime racchiuse in un solo corpo e...
Il sorriso del Dio neonato si allarga, mentre asciuga con un cenno della mano le lacrime sul volto del fratello.
“Sconfiggere la Nemesi. Si. Ma soprattutto...”
Di nuovo sorride. E sussurra.
“Rhana Dandra.”