Non so a voi, ma a me sti due spatasciano dal ridere.
Davvero.
***
Soheil era stanco, malgrado cercasse in ogni modo di non darlo a vedere. La sua non era una stanchezza solo fisica, anche se ovviamente era presente anche quella.
Era mentalmente stanco.
Stanco del tentativo di assorbire troppe informazioni nuove in una volta; stanco di doversi rapportare con un mondo a lui completamente estraneo eppure tanto amato; stanco di dover mostrare referenza verso il demonio che aveva davanti e praticamente a tutti quelli che avrebbe incontrato.
Stanco di quei misteri e di quella luce gelida delle stelle, che brillavano in un cielo vuoto.
Soprattutto, era stanco di camminare.
Non aveva mai desiderato un letto, o anche solo un angolo di terreno dove sdraiarsi, con tanta intensità.
Ma l’orgoglio non gli permetteva di emettere un solo gemito di disapprovazione per quella lunga marcia, né di mostrare al demonio la sua evidente stanchezza.
Strinse le labbra, severo. Non sarebbe crollato.
“Da domani, Soheil, comincerà il tuo addestramento.”
Il ragazzo rispose con un grugnito. Avrebbe voluto chiedere come riuscissero a calcolare il tempo negli Inferi, dove le stelle non tramontano e il sole non sorge mai.
Ma non aveva voglia di ascoltare l’ennesima spiegazione che probabilmente non avrebbe capito, quindi tacque.
Ci sarebbe stato tempo anche per quello.
“Mi occuperò io del tuo allenamento” continuò Rune imperterrito, dando l’impressione di essere perfettamente a suo agio mentre calcava la terra dei Morti, avvolto in metallo spettrale.
“Così come dell’altra Stella affidatami, dobbiamo aspettarlo.”
“Altra? Siamo in due allora? Cosa si sa di lui?”
Soheil ebbe uno sprazzo di curiosità al riguardo. L’idea di non doversi trovare da solo a subire l’allenamento di quel demonio falsamente rassicurante lo rallegrava un po’.
Forse è un tipo simpatico, chissà.
“Nulla ancora. Lord Minos è andato a prenderlo.”
Silenziosamente il ragazzo ringraziò la sua buona stella, e la cosa gli parve decisamente ironica, di non essere stato costretto ad incontrare Lord Minos. Ancora.
Il solo nome gli faceva tornare alla mente una serie di emozioni molto vaghe: come ricordi sfocati di ricordi. E quei ricordi parlavano di Re e di palazzi infiniti e di una potenza inimmaginabile.
Gli alloggi provvisori apparvero, finalmente, nel campo visivo del ragazzo. Li guardò per qualche istante, senza riuscire a memorizzare assolutamente niente di quella costruzione. Sarebbe andata bene anche una stalla a quel punto.
“Guarda. Laggiù.” Rune glieli indicò e Soheil annuì stancamente. Gli edifici in sé non gli dicevano assolutamente niente ma c’era, lì, che era suo.
Sentiva come un’essenza chiamarlo, con una nota di gioia indefinibile.
“Ed è là che riceverai la tua Surplice.”
Surplice.Rune specificò che si trattava di un’armatura ma Soheil non ne ebbe bisogno. L’istinto, me...
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