Macchie d'Inchiostro

  1. Il Colonnello

    AvatarBy Ruri il 4 April 2014
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    Il colonnello Aureliano Buendía promosse trentadue sollevazioni armate e le perse tutte. Ebbe diciassette figli maschi da diciassette donne diverse, che furono sterminati l'uno dopo l'altro in una sola notte, prima che il maggiore compisse trentacinque anni. Sfuggì a quattordici attentati, a settantatré imboscate e a un plotone d'esecuzione. Sopravvisse ad una dose di stricnina nel caffè che sarebbe bastata ad ammazzare un cavallo. Respinse l'Ordine del Merito che gli conferì il presidente della repubblica. Giunse a essere comandante generale delle forze rivoluzionarie, con giurisdizione e comando da una frontiera all'altra, e fu l'uomo più temuto dal governo, ma non permise mai che lo fotografassero. Declinò il vitalizio che gli offrirono dopo la guerra e visse fino alla vecchiaia dei pesciolini d'oro che fabbricava nel suo laboratorio di Macondo. Malgrado avesse sempre combattuto alla testa dei suoi uomini, l'unica ferita se la produsse lui stesso dopo aver firmato la capitolazione di Neerlandia che mise fine a quasi venti anni di guerre civili. Si sparò un colpo di pistola nel petto e il proiettile gli uscì dalla schiena senza ledere alcun centro vitale. L'unica cosa che rimase fu una strada di Macondo intitolata a suo nome.



    Gabriel García Márquez - Cent'anni di Solitudine
    Last Post by Ruri il 4 April 2014
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  2. Roma

    AvatarBy Ruri il 2 April 2014
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    Una settimana fa è stato il mio compleanno. Grazie, grazie, sono una che invecchia bene, ma non è di questo che volevo parlare.

    Qualche giorno prima del mio compleanno avevo sognato Porta del Popolo. L'avevo vista crollare, accartocciarsi su sé stessa per diventare nient'altro che un cumulo di macerie. Questa cosa mi ha disturbata al punto da andare da mia madre e chiederle di andare a Roma per il mio compleanno.
    Non che io abiti lontano da Roma, in realtà. Mezz'ora di macchina e tac, eccoci nella Città Eterna.
    Ma Roma, nella sua immensità, è una di quelle bestie alle quali non ti avvicini incautamente. Io so, per esperienza, che Roma cerca d'inglobarti e avvolgerti nelle sue spire. Ti ritrovi a camminare un po' disperso per vicoli sconosciuti, inciampando nei sampietrini e ti chiedi con sincerità dove diavolo sei finito e soprattutto da che parte sia la Metro A.

    Sono tornata a Roma, dunque.
    Roma mi mancava, mi manca sempre. Gli odori di Roma non li ho trovati mai da nessun'altra parte e mi dicono una cosa sola con semplicità cristallina: casa.
    Per quanto lontano possa portarmi la mia vita io so, nel profondo delle mie ossa e del mio sangue, che casa mia sarà sempre Roma. Perché c'è troppo di me in quest'unica grande città per riuscire a pensare di chiamare casa un'altro luogo al mondo.

    Roma è tanta. Troppa. Affastellata su sé stessa. Disordinata, caotica, stressante, irritante.
    Roma la odiano persino i romani, almeno quando sono in fila da tre ore sul Lungotevere e l'idea di girare la macchina e buttarsi giù nel fiume comincia a diventare allettante.
    Ma Roma... Roma è tutto.

    Esistono tanti lati di Roma che non conosco. Non ho l'arroganza di credere di poter conoscere tutto di quest'immensa città, non sono neanche sicura esista qualcuno che ne conosce davvero ogni angolo. L'amo anche per questo continuare a sorprendermi, l'amo come l'amavo anni fa alle cinque del mattino quando in giro c'ero praticamente solo io.

    Roma mi diverte perché gioca con me. Per fare un esempio: io ho un problema con Fontana di Trevi.
    Premettendo che Roma è piena di monumenti, alcuni di loro riescono ad eludermi con una semplicità disarmante. Neanche si spostassero loro, invece che io.
    Fra questi c'è Fontana di Trevi.
    So perfettamente dove si trova. Però ad un certo punto mi perdo per strade che dovrei conoscere e finisco da tutt'altra parte. No, davvero, da tutt'altra parte nel senso che finisco a Piazza Navona. E m'insulto, perché Fontana di Trevi non è la mia fontana preferita ed effettivamente è surclassata dalla Fontana dei Quattro Fiumi ma questo non vuol dire che io non possa andare ad ammirare anche lei ogni tanto!
    Invece no, traditrice, torna a Piazza Navona.
    Al contrario c'è il Pantheon.
    Non so perché per alcuni è sempre stato tanto difficile raggiungerlo, io neanche faccio in tempo a pensare...

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    Last Post by Ruri il 5 April 2014
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  3. Futili tentativi di resistenza

    AvatarBy Ruri il 22 Mar. 2014
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    Io su questo blog non ci ho mai scritto così tanto.
    Non quel che lo avrebbe reso un blog, almeno. Tutta quella pappardella interiore di cui, mediamente, a nessuno importa.

    A me le pappardelle interiori han sempre fatto un po' schifo.
    Mi danno sempre quell'impressione molliccia, il sapore metallico (lo stesso che ti senti in bocca quando hai corso troppo o ti sei morso a sangue una guancia o semplicemente stai facendo di tutto per non piangere e guarda un po' non piangi davvero), roba viscosa che ti si appiccica alle dita e non se ne va più. Finisce sotto le unghie ed è inutile lavarsi e rilavarsi le mani perché tanto rimarrà quel velo unticcio che riempirà di aloni ogni cosa che tenterai di toccare dopo.
    Ecco, quella roba lì.

    Mi piacciono le tane e mi spaventano le grotte.
    Mi piace il profumo della vita che nasce ma la primavera mi stanca. E' tornata, la sento già nelle ossa come potrei sentirci i temporali, e so che si metterà d'impegno a drenare le poche energie che mi sono rimaste. Come se avessi ancora energie da drenare, come se fosse davvero rimasto qualcosa a parte la strenua forza di volontà che mi sferza e non mi fa piegare la schiena. Altri lo chiamerebbero orgoglio, penso.
    La primavera mi rende nostalgica e stanca. E' strano, perché tutto riprende a girare a vivere a funzionare e io vorrei solo arrotolarmi in una coperta e dormire. Arranco.
    Arranco da mesi in realtà, ma per quanti gradini io riesca a salire so di essere ancora ben lungi dal rialzarmi. Guardo in alto e non vedo la fine, semplicemente. Non vedo neanche una corda a cui aggrapparmi.
    E non mi ci aggrapperei, perché non posso essere tirata su da qualcun altro e neanche lo vorrei. Orgoglio, si diceva prima.
    Se le cose non le faccio da me non hanno senso.
    Vivo.
    Ci provo, almeno. Spreco tutte le mie (poche, si diceva prima) energie in futili tentativi di resistenza contro qualcosa che non lo so neanch'io che cos'è. Continuo a combattere contro i mulini a vento. A cercare di bere il mare e sconfiggere nella corsa il pensiero. Cerco di fare tutto io perché Io è l'unica cosa che conti davvero. Che io stia in piedi.
    Anche a fatica. Anche puntellandomi, piena di cicatrici (cicatrici? O non sono ancora ferite aperte? Non ho provato a buttarci il sale ma sì, penso brucerebbero ancora), perché non mi posso permettere di appoggiare davvero un ginocchio a terra.
    Tutto, ma arrendersi mai.
    Sguardo in camera. Sorridi.

    Ho fatto in questi mesi più di un esame di coscienza. So cosa sono, cosa non sono. Cosa posso fare, cosa non posso fare. Cosa voglio fare è ancora da definire. E in tutto questo sto davvero scrivendo di roba personale sul blog. Wow.

    Mio padre mi ha fatto una domanda alla quale non ho saputo rispondere con sicurezza.
    "Partendo dal presupposto di avere la tranquillità economica, cosa faresti della tua vita?"
    Non lo so. Non mi piacciono i ragionamenti per ...

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    Last Post by Chiarucci il 24 Mar. 2014
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  4. Abitudini dure a morire

    AvatarBy Ruri il 4 Mar. 2014
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    Alla fine mi ritrovo davvero in un momento pieno di nostalgia.
    Come ho già detto, vado ad infilare le mani profondamente in tutto quello che ero e che ,forse, mi mancava. Rimesto anche nel torbido, perché no. Prendo quel che voglio e lo esamino sotto una nuova luce.
    Quel che mi feriva prima non ha smesso di far male per questo, solo adesso lo fa in maniera diversa.

    E mentre rimesto nel mio scellerato passato (leggasi: l'adolescenza) cerco anche di andare in qualche modo avanti, ma mi ritrovo a sentire la mancanza anche di altre cose, ben meno distanti nel tempo.
    Per esempio, mi manca fumare.
    Non la sensazione del tabacco in sé, non l'odore di fumo. Mi manca la gestualità del fumare, la sigaretta fra le labbra e le mani in tasca.
    Mi manca ritrovarmi al freddo fuori ad un locale solo per accendermi una sigaretta con le mani intirizzite.
    Mi ricorda la gita a Praga, la piccola escursione in battello sulla Moldava ed io a poppa imbacuccata nel piumino, le braccia strette attorno al corpo a fumare senza togliermi la sigaretta di bocca, fissando il fiume nero.
    In generale ho sempre fumato tenendo la sigaretta in mano e prendendo poi una boccata. La sigaretta all'angolo delle labbra non faceva per me e quando era a più di metà mi entrava il fumo nel naso.
    Mi ricordo quella gita invece perché il vento spingeva il fumo in senso contrario e potevo risparmiarmi dal tirare fuori le mani.

    Alla fine è da novembre che non fumo, quindi un po' di tempo è passato.
    Ricomincerei, temo, solo per la gestualità che la sigaretta comporta. Quindi forse potrei farne a meno e cominciare a usare degli stuzzicadenti, non so. Quando ero piccola esistevano delle gomme da masticare a forma di sigaretta, con tanto di pacchetto fasullo. Dubito siano ancora in commercio (incentivo al fumo? Come se avessi cominciato a fumare per via di quelle gomme) ma adesso me le godrei particolarmente immagino.

    Ho la sigaretta elettronica, vero. Ma non può neanche lontanamente replicare la gestualità. La mano sinistra sul volante con la sigaretta fra indice e medio è impossibile da replicare.
    Sono un'amante delle mie cattive abitudini, quando le perdo mi ritrovo a raschiare con le unghie il fondo dei ricordi per cercare tutti i momenti in cui le ho apprezzate.
    E sono sempre tanti.
    Vale per tutta me stessa questo discorso. Eppure da novembre ho smesso di fumare, di mangiarmi le unghie (esorcizzando la cosa con l'acquisto di una serie di smalti dai colori che definire improbabili è riduttivo). Smetterò di usare impropriamente anche gli avverbi, un giorno, ma non è questo il giorno.

    Mah. Chissà cosa volevo dire davvero, poi.

    Come al solito, quando mi annoio, cambio skin. Swell.
    Last Post by Ruri il 4 Mar. 2014
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  5. Amarcord

    AvatarBy Ruri il 23 Feb. 2014
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    Non molto tempo fa, su Tumblr, sono incappata di nuovo in alcune fanart e citazioni de "Il Silmarillion".
    Intendevo da tempo fare un rewatch completo de "Il Signore degli Anelli" (incluso Lo Hobbit) ma questo, insieme alle citazioni che avevo incontrato per strada pochi giorni prima, mi ha comunque ricondotta a provare uno strano senso di nostalgia.
    Ho intenzione di rileggere "Il Silmarillion".
    L'ho già fatto, non è una novità. E' forse una tappa ricorrente nella mia vita il rileggere i libri che più mi hanno dato. L'ho fatto con Dune, non molto tempo fa, lo rifarò anche con "Il Silmarillion", come l'ho fatto innumerevoli volte con "Il Signore degli Anelli". Tanto da saperlo, temo, quasi a memoria.
    Nello stesso momento, a distanza cioè di pochi giorni, ho incontrato in fumetteria il primo numero di Saiyuki Reload Blast. Non avevo mai letto il Reload, ma Saiyuki Gensomaden rimane uno dei miei manga preferiti in assoluto.
    Ho pensato, giustamente, di rievocare anche quello. Amarcord, appunto. E recuperare quello che ancora non avevo letto. Sapevo mi avrebbe fatto male ma non pensavo così tanto, in effetti. Tant'è.

    Dev'essere un periodo di rievocazioni questo. Non ho voglia d'inserirmi troppo in qualcosa di nuovo, solo di arrotolarmi nella mia tana nota, calda, accogliente. Dove posso ritrovare cose che conosco e amo e che anche a distanza di tempo sono in grado di darmi le stesse sensazioni e sempre qualcosa di più. Non esiste fra i miei libri preferiti un libro che non rileggerei.
    Se un libro non intendo rileggerlo si vede che mi è piaciuto ma non abbastanza.
    Quando m'innamoro devo sviscerare quel che amo. E' come rimettersi addosso un abito comodo che però ha il pregio di non sgualcirsi con il tempo. Perché non credo davvero che si sia mai sgualcito "Il Silmarillion". Nè che possa farlo Saiyuki, per altri versi.
    Anche se forse qualcuno potrebbe darmi dell'eretica per averli accostati, non m'importa.

    La nostalgia non mi dispiace. Non mi dispiace tornare indietro e ritrovare l'affetto.
    Se continua così finirò con il rileggere anche "Il Ragazzo Persiano". Forse tutta la saga, perché no.
    E' affetto anche quello.
    Last Post by ChoAyako il 24 Feb. 2014
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  6. Pensioni

    AvatarBy Ruri il 9 Jan. 2014
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    Il 2013 è stato per me un anno di merda.

    Non c'è altro modo per definirlo in realtà: ho perso tante di quelle cose nel 2013 (per l'esattezza a partire da giugno per poi proseguire a carambola fino a dicembre con un gioco di sponda che avrebbe fatto impallidire un campione olimpico di biliardo) che ad un certo punto devo aver cominciato a farci callo. Ho sofferto per ognuna di esse e non ne farò elenco qui perché non ho alcuna intenzione di mettermi a rivangare quel che è stato e soprattutto quel che non è stato. D'altronde, sono nel 2014.

    Di fatto, fra le varie cose che ho perso nel 2013, rientra la mia auto. Chiunque mi conosca ci deve aver fatto un giro sopra almeno una volta. Alcuni ci hanno fatto viaggi lunghi, altri brevi, alcuni pochi privilegiati l'hanno persino potuta guidare (di alcuni di questi autisti saltuari mi pento, di altri meno, ma mediamente permane in me l'idea che la macchina è mia e la guido io. Ma ero brilla). L'hanno conosciuta un po' tutti con vari nomi.
    La Passat, Polmopassat, Vecchia Signora, la Poderosa (un po' come la Norton 500 di Alberto Granado) e ora la Cara Estinta.

    La Polmopassat ha raggiunto il capolinea. In realtà, si è semplicemente rotto il cambio automatico. Di fatto, su una macchina con quel chilometraggio e quella storia e quei traslochi alle spalle e sulle spalle, si tratta di uno di quei danni che non vale la pena riparare. Costerebbe più della macchina intera. E quindi, anche se ancora cammina (ogni tanto salta, e non vi spiegherò nel dettaglio quel che è successo al cambio perché non l'ha capito bene nessuno meccanico incluso), la triste decisione è quella di darle una dignitosa ma irrevocabile fine.
    Era anche tempo, viste quante ne ha passate. Vista la strada che ha percorso.

    Quindi ti saluto, Polmopassat. Per tutto il tempo che ho passato alla tua guida, per il divertimento e gl'insulti sulla tangenziale di Milano, per non avermi mai abbandonata malgrado le condimeteo avverse mentre riportavo Claudio a Orvieto, per lo stereo che forse avrei dovuto overclockare e per i finestrini che ormai stavano rendendo l'anima al Dio Macchina.
    Sei l'unica cosa che ho perso del 2013 che meriti un saluto qui.

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    Last Post by Rucci il 10 Jan. 2014
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  7. Già

    AvatarBy Ruri il 24 Nov. 2013
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    There's always an Ending.
    Last Post by Ruri il 24 Nov. 2013
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  8. La forza del NO.

    AvatarBy Ruri il 20 May 2013
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    Ammetto di non ricordare da dove provenga, ma in compenso ricordo quasi perfettamente di cosa parlasse. Forse era Italo Calvino, forse no, se qualcuno dovesse riconoscerlo per me mi farebbe un favore a farmelo sapere.
    Comunque c'era questo racconto breve, più o meno, che parlava della forza dei divieti.
    Di come, in sostanza, vietare qualcosa fosse il miglior modo per far venir voglia di farlo.

    Vietato leggere, per aprire un libro.
    Vietato dormire, per dormire saporitamente.
    E così via.

    Qualche tempo fa ho visto, in un parco giochi, questo divieto:
    "E' vietato l'uso dei giochi ai maggiori di anni 10."

    Ci sono rimasta.
    Prima di tutto, per motivi strettamente personali: io volevo salire sull'altalena e sono passati un po' di anni da quando potevo classificarmi minore di anni 10. Non potrei neanche far finta di esserlo, come quando mio padre mi portava al cinema da bambina e per farmi avere il ridotto mi diceva: "Stai bassa!"
    Adesso dovrei strisciare e continuerei ad essere un decenne poco credibile.
    Ma soprattutto ci sono rimasta per i bambini.
    Figuratevi questa scena. Questo bambino, lo chiameremo Marco per comodità, con un fratellino più piccolo, che chiameremo Mirko per comodità.
    Marco ha undici anni, Mirko ne ha nove. Quindi Mirko può andare sullo scivolo e Marco no.
    I genitori disperati, la madre si tormenta le mani, il padre fuma una sigaretta dietro l'altra rigorosamente fuori dal parco giochi perché non può fumare all'interno.
    Marco intanto guarda il divieto, mentre Mirko gli tiene la mano e aspetta che il fratellone lo accompagni a giocare. Ma lui non può, è vietato. Sta scritto lì.
    Allora lo sguardo corre alle figure di riferimento per eccellenza: i genitori.
    La madre si tormenta le mani, il padre schiaccia il mozzicone di sigaretta sotto il tacco, poi se ne pente lo raccoglie e lo butta nel cestino lì di fianco.

    Ed ecco che da questo scenario, si prospettano le più grandi tragedie.

    Soluzione 1:
    I genitori dei bambini gli dicono che quello è un divieto cretino, che anche se hai undici anni puoi salire sullo scivolo. Marco prende Mirko per mano e vanno a giocare più o meno felici. Ma Marco non si dimenticherà mai che i suoi genitori lo hanno indotto ad infrangere la legge. Questo lo segnerà per la vita e lo porterà sulla cattiva strada.
    Anni dopo la madre dirà sconsolata: "Se solo l'avessi trattenuto! Se solo non l'avessi fatto salire sull'altalena!"
    Ma allora sarà ormai troppo tardi.

    Soluzione 2:
    I genitori dei bambini fanno andare a giocare solo Mirko e Marco resta a guardare.
    Mirko non si divertirà tanto come si sarebbe divertito con suo fratello e Marco, dal canto suo, coverà un odio profondo verso quel divieto che lo ha separato da un pomeriggio di giochi e costretto a rimanere su una panchina ad annoiarsi. Dondolerà le gambe e farà i capricci e i genitori s...

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    Last Post by Ruri il 20 May 2013
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  9. Quel momento terribile

    AvatarBy Ruri il 23 April 2013
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    Quel momento terribile è un mio intercalare piuttosto frequente.
    Uno dei tanti in realtà, che finiscono per essere più o meno dialettali e incomprensibili.

    Quel momento terribile è facile da intuire. Indica l'istante preciso in cui mi rendo conto di qualcosa per me tremendo: di solito riguarda l'avere torto su qualcosa, una convinzione che s'infrange, cose del genere.
    Quel momento terribile in cui mi sono resa conto di aver smesso di aggiornare il blog da Novembre.
    Novembre.
    Novembre.
    Novembre.

    Altro che momento terribile, sono una pessima persona.
    Vero, ho avuto da fare. Cose. Ma questa non è che sia davvero una scusa valida, visto che avevo perfettamente il tempo di giocare a Marvel Avengers Alliance. No, la verità è che tutte le volte in cui mi mettevo a pensare cosa scrivere sul blog, mi passava la voglia.
    E soprattutto ho un tumblr. Che è una di quelle cose che ti assorbe la vita, Tumblr.
    Tu non vorresti.
    Ma lo fa.
    Poi ti rigurgita fuori mesi dopo e ti chiedi dove sei finito, come ti chiami e che targa avesse il Tir che ti ha investito.

    Ho anche avuto davvero delle cose da fare. Concorsi per esempio, tanto per vedere se riesco a capirci qualcosa della mia vita e soprattutto a capacitarmi del fatto che, ehi, forse non so bene neanche io che devo fare. Ma non è che questo autorizzi gli altri a darmi consigli indesiderati: cosa fare della mia vita continuerò a deciderlo io quando parrà a me, quindi per favore piantatela di prendervi la briga di deciderla per me.
    Anche perché io sorrido, annuisco, da un orecchio mi entra dall'altro mi esce senza passare dal via.

    Praticamente ho avuto la pausa invernale con il blog comunque. Sono scomparsa in autunno e torno a primavera, come se l'inverno avesse drenato tutte le mie energie. E guardando la skin effettivamente forse devo ammettere che sì, è stato un inverno pieno di neve in cui ero così piena di altra roba da trovare un po' complesso concentrarmi abbastanza su di me per scrivere qui sopra. Considerando anche che dovevo concentrarmi su tutte quelle versioni di me che applico alla vita quotidiana (il Caporale in primis) che non vengono proprio automatiche ogni singolo giorno.

    Vorrei ci fossero stati meno momenti terribili durante questo inverno.
    Non che sia stato più drammatico del solito, semplicemente mi ha riscoperto stanca e con le difese abbassate. Io che non posso permettermelo, perché non posso, ho zoppicato un po' per ritirarmi su. Ma ehi, ce l'ho fatta. Ce la faccio sempre, anche se non è merito mio.
    Sono una persona molto più fifona di quanto non possa sembrare ad una prima occhiata: ho veramente paura di un sacco di cose (i tuoni sono un esempio notevole. Oh, non è colpa mia se ho il sacrosanto terrore che mi facciano esplodere i vetri, ok?), ed è bello riscoprire che ci sono quegli angolini sicuri dove andarsi a rifugiare quando mi artiglia il timore di qu...

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    Last Post by Ruri il 23 April 2013
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  10. La Sindrome del Lunedì mattina e la modulistica

    AvatarBy Ruri il 15 Nov. 2012
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    Esistono al mondo poche malattie endemiche e perigliose come la sindrome del lunedì mattina.
    Nessun'altra colpisce in maniera così ampia l'umanità, senza distinzioni di età, sesso, costumi alimentari e via dicendo. Non ha bisogno di un vettore per essere trasmessa: bastano i primi raggi del sole (a volte neanche quelli) ed essa colpisce a caso, scagliando le sue pestifere frecce fra noi impotenti esseri umani fino a tradurci in sua completa balia.

    Sicuramente chiunque legga ne è stato afflitto almeno una volta. I sintomi sono ben chiari:
    - spossatezza: che ti prende i muscoli facendoti rigirare nel letto mentre sta suonando la sveglia, desideroso solo di altri cinque minuti in quel nido caldo e accogliente che sono le lenzuola.
    - irritazione: quando ogni singolo gesto diventa un motivo per avere scatti di rabbia e tutto il mondo gira una marcia più lento, tanto da far sorgere spontanea la domanda: "ma sono tutti imbecilli?"
    La risposta è SI. Lo sono. Ma di solito siamo più accomodanti, solo che la sindrome del lunedì mattina cancella ogni traccia di pazienza residua dal nostro povero organismo.
    -amnesia: nel momento in cui si è colti dalla sindrome interviene un sottile black out mnemonico che cancella tutto ciò che era avvenuto la settimana precedente. In sostanza ci ritroviamo alla mattina che a malapena riusciamo a ricordare il nostro nome, figuriamoci arrivare a ricordare come si fa il nostro lavoro.
    Nei casi più gravi sono state riscontrate anche crisi epilettiche, febbre elevata (soprattutto nei soggetti studenti con interrogazioni programmate il lunedì), sinusite e convulsioni, unite un profondo desiderio di tornare a casa e, possibilmente, a letto.

    Io mi sono accorta che produce anche altri effetti quali l'analfabetismo. Vorrei poter essere tanto ottimista da ascrivere questo gravissimo sintomo solo allo gran male che tutti ci piglia (cit.) ma purtroppo sono abbastanza onesta con me stessa da dover riconoscere che si tratta di un problema molto più ampio che non il semplice pesaculo post-weekend.
    Già ritrovarsi a combattere con chi, davanti ad un modulo da compilare, continua ad assillarmi con domande inutili è difficile nei giorni normali, figuriamoci il lunedì mattina quando anche io sono afflitta dalla sindrome . Che nel mio caso si manifesta con un profondo impulso omicida, ci tengo a specificarlo.

    CITAZIONE
    *piccolo esempio di conversazione quotidiana:
    Tizio: *con modulo in mano* Mi aiuti a compilarlo?
    Io: *di solito impegnata in altro* Non è difficile. Nome, cognome, documento, data e firma.
    Tizio: ...ma devo firmare io?
    Io: No guarda, se vuoi lo firmo io. *fissandolo con astio*
    Tizio: E devo metterci il mio numero di telefono? *indicando la casella recapito telefonico*
    Io: No. Quello del centro d'igiene mentale. *s...

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    Last Post by Mario Rossi il 15 Nov. 2013
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