Saziel si rifiutava di lavorare con me. Gli ho dato un contentino.
Tutti amano gli Assassini!
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Karethon si divide in tre livelli.
A parte il primo, gli altri non mostrano danni strutturali gravi, visto che la loro conformazione sotterranea li ha in buona parte preservati dallo scontro con asteroidi di dimensioni più o meno ragguardevoli.
“Le comunicazioni?”
Sbircio da dietro la spalla di Alexis, incuriosito dal suo trafficare con tutta quella serie di congegni. Io non saprei neanche da che parte cominciare.
“Stabili. Siamo estremamente fortunati, Karethon è in ottime condizioni, sembra sia stata abbandonata da due settimane.”
Già. Invece che da svariati decenni. Non mi è mai piaciuta la fortuna, nasconde sempre qualcosa di poco raccomandabile.
“I generatori?”
La voce di Renfrew mi gracchia nelle orecchie “Come nuovi Saziel. Una volta accesi comunque saranno necessarie circa trentasei ore standard prima che la base sia completamente attiva.”
“Poco.”
“Dipende dai punti di vista.”
Sogghigno. Per me trentasei ore non sono mai state un intervallo di tempo così lungo. Controllo più per scrupolo che per altro i livelli di ossigeno che ci sono rimasti: siamo ampiamente oltre la soglia di guardia, tanto da poter fare il giro della stazione altre due volte senza problemi. Non che io ne abbia la minima voglia.
Almeno non con queste due palle al piede.
Torno a controllare l’entrata della Sala Comandi. Sul pad Renfrew è un semplice simbolo lampeggiante, a poca distanza da noi. Sfioro i tasti per sovrapporre alla mappa di Karethon le rilevazioni di energia psionica.
Non sono particolarmente cambiate dall’ultima volta che le ho vedute: si concentrano sul primo livello, quello esterno, ma arrivano debolmente fino a qui.
Un’energia tanto potente e Reinhald non se n’è accorto?
Pensa forse che sia idiota?
I sensi particolarmente sviluppati di un assassino non risultano granché utili in situazioni come queste. Sull’udito, ad esempio, non posso contare.
Il problema non è quello che c’è e che non sento, ma quello che dovrei sentire e che invece manca. Renfrew canticchia a mezza voce, un tono abbastanza alto da riuscire a comprendere le parole della canzone anche se le dimentico non appena le pronuncia.
Alexis no.
Sta in silenzio. Un silenzio totale.
La fisso e per un secondo medito di spararle fra le scapole. Non ho mai avuto grandi contatti con i tecnopreti ma so, per esperienza, che tutta la loro attività si dispiega attraverso una serie di preghiere ed omelie al Dio Macchina.
Alexis non prega. Probabilmente fa il suo lavoro bene quanto gli altri, ma non prega.
E la gente priva di fede non mi piace.
“Renfrew, pronto? Sto per far partire i comandi necessari.” chiede Bahn, dopo aver esaminato con cura quel pannello di controllo.
“Qui è tutto in ordine. Mal che vada raccoglierete i miei pezzi sparsi per la galassia.”
Rispondo con un ghigno “Non farti...
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