Macchie d'Inchiostro

  1. Vindicate

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    By Ruri il 9 Nov. 2010
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    Saziel si rifiutava di lavorare con me. Gli ho dato un contentino.
    Tutti amano gli Assassini!

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    Karethon si divide in tre livelli.
    A parte il primo, gli altri non mostrano danni strutturali gravi, visto che la loro conformazione sotterranea li ha in buona parte preservati dallo scontro con asteroidi di dimensioni più o meno ragguardevoli.
    “Le comunicazioni?”
    Sbircio da dietro la spalla di Alexis, incuriosito dal suo trafficare con tutta quella serie di congegni. Io non saprei neanche da che parte cominciare.
    “Stabili. Siamo estremamente fortunati, Karethon è in ottime condizioni, sembra sia stata abbandonata da due settimane.”
    Già. Invece che da svariati decenni. Non mi è mai piaciuta la fortuna, nasconde sempre qualcosa di poco raccomandabile.
    “I generatori?”
    La voce di Renfrew mi gracchia nelle orecchie “Come nuovi Saziel. Una volta accesi comunque saranno necessarie circa trentasei ore standard prima che la base sia completamente attiva.”
    “Poco.”
    “Dipende dai punti di vista.”
    Sogghigno. Per me trentasei ore non sono mai state un intervallo di tempo così lungo. Controllo più per scrupolo che per altro i livelli di ossigeno che ci sono rimasti: siamo ampiamente oltre la soglia di guardia, tanto da poter fare il giro della stazione altre due volte senza problemi. Non che io ne abbia la minima voglia.
    Almeno non con queste due palle al piede.
    Torno a controllare l’entrata della Sala Comandi. Sul pad Renfrew è un semplice simbolo lampeggiante, a poca distanza da noi. Sfioro i tasti per sovrapporre alla mappa di Karethon le rilevazioni di energia psionica.
    Non sono particolarmente cambiate dall’ultima volta che le ho vedute: si concentrano sul primo livello, quello esterno, ma arrivano debolmente fino a qui.
    Un’energia tanto potente e Reinhald non se n’è accorto?
    Pensa forse che sia idiota?
    I sensi particolarmente sviluppati di un assassino non risultano granché utili in situazioni come queste. Sull’udito, ad esempio, non posso contare.
    Il problema non è quello che c’è e che non sento, ma quello che dovrei sentire e che invece manca. Renfrew canticchia a mezza voce, un tono abbastanza alto da riuscire a comprendere le parole della canzone anche se le dimentico non appena le pronuncia.
    Alexis no.
    Sta in silenzio. Un silenzio totale.
    La fisso e per un secondo medito di spararle fra le scapole. Non ho mai avuto grandi contatti con i tecnopreti ma so, per esperienza, che tutta la loro attività si dispiega attraverso una serie di preghiere ed omelie al Dio Macchina.
    Alexis non prega. Probabilmente fa il suo lavoro bene quanto gli altri, ma non prega.
    E la gente priva di fede non mi piace.
    “Renfrew, pronto? Sto per far partire i comandi necessari.” chiede Bahn, dopo aver esaminato con cura quel pannello di controllo.
    “Qui è tutto in ordine. Mal che vada raccoglierete i miei pezzi sparsi per la galassia.”
    Rispondo con un ghigno “Non farti...

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    Last Post by Ruri il 9 Nov. 2010
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  2. Vindicate - Personaggi

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    By Ruri il 16 Oct. 2010
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    Potrebbe essere un'anticipazione, ma in fondo mi diverto così.
    Certo che mi diverto davvero con poco.

    Ecco i personaggi del nostro (?) amato (??) racconto!

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    Last Post by Ruri il 16 Oct. 2010
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  3. Vindicate

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    By Ruri il 9 Oct. 2010
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    Aggiorno anche questo, malgrado il Mac abbia tentato di sabotarmi ieri. Alla fine è stato un bene, il pezzo è stato riscritto in maniera completamente diversa e devo dire che l'apprezzo molto di più.

    ***




    “Un sasso.”
    André Leroi si gratta la guancia, ghignando. Io evito a priori di rispondergli, visto che non sarei affatto cortese.
    “Siamo venuti fino a qui per vedere un fottutissimo sasso!”
    Sento ma non registro la replica di Ian: la cosa non ha la minima importanza d’altronde. Ed è compito suo mettere in riga i sottoposti, per quanto ci riesca solo saltuariamente.
    Chino lo sguardo sul radar, cercando di riordinare le idee. Effettivamente Leroi non ha tutti i torti: è un sasso.
    Non segnato sulle mappe, ma questo in fondo potrebbe non voler dire alcunché: capita che siano cose ben più rilevanti a rimanere nascoste per secoli.
    L’Imperium è una macchina temibile, ma la sua burocrazia è talmente ingarbugliata che pretendere persino delle mappe aggiornate sarebbe assurdo.
    Più che altro comincio a chiedermi a cosa ci serva un pilota, senza contare che tendo ad eliminare le cose inutili.
    “E’ un sasso, come l’ha chiamato lei Leroi, di una certa rilevanza.” Reinhald guarda la meta che si prospetta così vicina con un briciolo di soddisfazione. Sarà contento di essere riuscito a farci arrivare tutti qui, vivi e vegeti?
    Aspetto che ci fornisca qualche informazione in più, ma non pare deciso a farlo di sua sponte. Per fortuna sono esentato dall’ingrato compito di fare domande scomode: c’è sempre qualcuno che le fa per me.
    André esamina il quadro comandi, dimostrando forse di avere un’utilità. “Forse non è proprio un sasso e basta. C’è, o almeno c’era, una stazione spaziale là sopra. Esattamente quale fosse il suo scopo mi sfugge però… non ci sono pianeti abitabili qui attorno.”
    “Non ci sono ora. Questo non vuol dire che non ci fossero.” Gli rendo nota con gentilezza la possibilità che ha scartato.
    L’Accolito annuisce, comprensivo. “Storia lunga. Quella stazione aveva in effetti uno scopo, malgrado ora sia caduta in disuso. E’ lei la nostra meta comunque.”
    Le storie lunghe dell’Inquisizione di solito si riassumono in una sola parola: Exterminatus.
    Il che è anche sensato… qualsiasi struttura orbitale perde il suo senso se il pianeta a cui era legata viene ridotto ad un cumulo di macerie.
    Ed è anche l’unica cosa sensata in tutto questo.
    “Attraccheremo domani. Voglio tutti voi pronti ad affrontare qualsiasi eventualità: potrebbe non essere necessario alcun intervento, ma è sempre saggio non chiedere troppo alla fortuna.”
    Gli lancio un’occhiata obliqua. Ogni tanto dimentico che Kippendorf non è a conoscenza della mia vera missione, che mi crede semplicemente inviato per la sua sicurezza.
    Non dovrebbe immaginare che sono qui per ben altro motivo, a minare la sua missione dall’interno. Irrazionalmente tendo ad eseguire gli ordini che mi vengono impartiti: devo difend...

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    Last Post by Ruri il 9 Oct. 2010
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  4. Vindicate - Copertina

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    By Ruri il 8 Oct. 2010
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    Giusto perché come al solito io mi annoio. E comincio a pastrocchiare con programmi da cui dovrei tenermi ben lontana.

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    Last Post by Ruri il 8 Oct. 2010
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  5. Vindicate

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    By Ruri il 6 Oct. 2010
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    Qual’è il tuo dovere?
    Servire la volontà dell’Imperatore.

    Porto una mano al visore, ripetendo le parole fra me e me. Uno dei fondamenti di questo lavoro è non fare rumore.
    Qual’è la volontà dell’Imperatore?
    Combattere e morire.

    E’ divertente che nessuno alzi lo sguardo. Il principio del nascondere qualcosa in piena vista è pateticamente valido. Eppure quando ti getti a piedi uniti in un ginepraio del genere dovresti stare più attento.
    Peggio per lui.
    Cos’è la Morte?
    E’ il mio dovere.

    Sei ore non sono niente.
    Concentrazione. E preghiera.
    Sempre.
    Qual’è il tuo dovere...sparo.

    “Figlio di puttana.”
    L’imprecazione mi esce dalle labbra qualche decimo di secondo dopo che ho premuto il grilletto. E’ uscito in anticipo, il bastardo.
    E si che stavo pregando anche per la sua anima. Malgrado l’unica redenzione possibile fosse la mia pallottola.
    Sollevo il fucile, fissando con indifferenza il cadavere distante e l’assembramento che va creandosi. Ho sbagliato, colpa mia. Dovevo calcolare meglio i tempi.
    La pioggia ha reso scivoloso il tetto di questa rovina, non faccio in realtà troppo caso a dove sto mettendo i piedi. Il fucile mi pesa sulle spalle, un ingombro abituale.
    Scomodo, ma uno fa callo a qualsiasi cosa.
    Scendere dovrebbe essere problematico. Fisso con vago disappunto le scale in rovina. Secondo i miei calcoli, se non faccio un altro stupido errore, ho ancora qualche minuto. Più che sufficiente, potrei mettermi a ballare qua sopra e comunque non mi prenderebbero, ma non è nel mio stile sfidare la fortuna. Controllo le cinghie che mi attraversano il petto e comincio a scendere.
    Si cominciano a sentire urli e scalpiti nelle strade. Impressionante come sia facile scatenare il panico in queste anime semplici.
    Trentatré.
    Trentaquattro.
    Macerie. Mezzo muro é crollato su se stesso qui. Ho una vaga idea di chi sia stato a distruggere la mia postazione, ma la cosa non ha particolare importanza. Si scorgono masse umane in movimento.
    Umane?
    Se non fosse sostanzialmente inutile farlo, forse mi lascerei sfuggire un sorriso.
    La botola è aperta come l’avevo lasciata, sgancio il fucile e mi calo all’interno. Un movimento e il coperchio di metallo si richiude sulla mia testa.
    Un semplice gesto e il visore passa a modalità notturna, dandomi l’illusione del solito alone verde acido. Quando un topo di dimensioni ragguardevoli mi attraversa la strada, gettandosi in un canale di scolo, medito sul fatto che spesso le strade migliori siano le peggiori.
    L’unico lato positivo è che i filtri bloccano anche l’odore. In realtà non sono sicuro che sentirei un qualsiasi odore, tendo ad eliminare dalla mia testa le informazioni non necessarie.
    Pochi chilometri di cunicoli neri, tortuosi, abbandonati. In sostanza: una noia mortale.
    Mi appoggio al muro prima di riprendere a camminare, tirando fuori il pad. Luce fastidiosa. Le luci ...

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    Last Post by Ruri il 6 Oct. 2010
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